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Il Potenziale Trasformativo Dell’Economia A Chilometro Zero
4 min

Il Potenziale Trasformativo Dell’Economia A Chilometro Zero

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Il mondo è cambiato e sono necessarie soluzioni innovative per affrontare le sfide che oggi troviamo davanti a noi. Alcune di queste sono espansive e futuristiche, mentre altre potrebbero richiedere di pensare un po’ più in piccolo e un po’ più vicino a casa. Qui esaminiamo il potenziale dell’economia a chilometro zero.

Ti sei mai chiesto come mai il cibo che acquisti provenga dall'altra parte del mondo, quando tutta la terra intorno a te sembra essere usata per coltivare? Bene, anche se questa pratica ci offre una gamma di alimenti più economica e più ampia, il trasporto di generi alimentari da tutto il mondo comporta molti svantaggi. Dalla distruzione dell’ambiente, al lavoro schiavistico, alla riduzione dei guadagni e dei salari per i produttori locali, fino alla crescente fragilità delle scorte alimentari, la filiera globale potrebbe apparire positiva dal punto di vista del consumatore che deve spendere il suo denaro, ma complessivamente sembra fare più danni che altro.

Anche se dall'apparenza quasi utopica, scegliere prodotti locali potrebbe davvero essere parte della risposta. Naturalmente, non basterà comprare i prodotti solo nella fattoria biologica della nostra zona, poiché nel mondo vivono moltissime persone e nutrire tutti richiede molta capacità di innovazione. Scegliere filiere locali garantisce però una maggiore stabilità del cibo disponibile, un migliore controllo sulla produzione e sui salari, e probabilmente anche dei benefici per l’ambiente. La chiave è utilizzare le filiere locali in modo efficiente. In questo articolo analizziamo il modello di economia a chilometro zero e cerchiamo di capire come potrebbe rendere migliore questo mondo.

Cos’è un’economia a chilometro zero?

Cos’É Un’Economia A Chilometro Zero?

Il concetto di chilometro zero non è nuovo. Ha avuto origine come parte del movimento “slow food” iniziato in Italia negli anni ’80. Questo movimento ha rifiutato le catene di fornitura alimentare globali scegliendo di preservare l’agricoltura locale e la cucina tradizionale. L’economia km 0 completa questa idea concentrandosi sulla riduzione al minimo della distanza tra il luogo in cui i prodotti vengono realizzati e quello in cui vengono consumati.

Nonostante il nome, un’economia km 0 cerca di reperire i prodotti entro 100km dai loro luoghi di consumo.

I vantaggi di un’economia a chilometro zero

I Vantaggi Di Un’Economia A Chilometro Zero

Ci sono molti potenziali vantaggi in un’economia a chilometro zero, dai benefici ambientali a quelli economici e di salute pubblica. È importante non confonderla con idee illusorie di piccole fattorie modello con mucche che vagano felici nei boschi. Un’economia locale efficiente deve adottare tutte le tecnologie e le innovazioni più recenti per essere in grado di servire tutte le persone, non solo chi può permettersi di mangiare regolarmente carne di animali nutriti al pascolo.

Ad esempio, un’economia a chilometro zero può combinare prodotti biologici ed ortaggi coltivati in colture intensive idroponiche, consentendo così di offrire prezzi bassi. Affinché si verifichi un cambiamento veramente radicale, non dobbiamo essere troppo romantici! L’agricoltura riguarda il nutrimento delle persone, non la realizzazione del sogno di una vita in campagna.

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L’impatto ambientale dell’economia a chilometro zero

L’Impatto Ambientale Dell’Economia A Chilometro Zero

L’economia a chilometro zero ha evidenti vantaggi ambientali. Innanzitutto, riduce la distanza che i prodotti devono percorrere, riducendo di conseguenza le emissioni di carbonio. Se questo venisse replicato in tutto il mondo, l’effetto positivo per l’ambiente potrebbe essere significativo.

In secondo luogo, ma questo è ancora da dimostrare, è probabile che una produzione localizzata possa essere praticata in modo più ecologico e in modo tale da avvantaggiare tutti i soggetti coinvolti.

In terzo luogo, i concetti del km 0 si allineano con quelli dell’economia circolare, ovvero un’economia che cerca di ridurre al minimo gli sprechi e di riutilizzare risorse e materiali. Poiché tutta la merce rimarrebbe all’interno di una piccola regione, risulterebbe più facile raccogliere gli imballaggi, trasportare i prodotti senza soffocarli nella plastica e raccogliere gli scarti per riciclarli.

Il ruolo dell’agricoltura locale in un’economia a km zero

Un’economia km 0 aumenterebbe il numero di imprese locali e favorirebbe modelli aziendali di piccole dimensioni, soprattutto nel settore agricolo. Ora, qui è importante non essere troppo idealisti. È facile pensare sempre al “biologico” e presumere che sia la scelta migliore, ma ci sono prove convincenti che suggeriscono come spesso non sia così, quindi dobbiamo essere più pragmatici.

Favorire le aziende locali innovative aiuterà a far crescere le economie in loco, a ridurre le diseguaglianze tra abitati rurali e città ed anche a distribuire diverse demografie attraverso un’intera nazione, piuttosto che concentrarle in pochi centri metropolitani. Le economie locali aiutano a respingere l’ondata di monopolizzazione che va a vantaggio soltanto di pochissime persone.

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L’economia a chilometro zero è una soluzione completa?

Assolutamente no. Fa parte di una rete molto più ampia di soluzioni ad una serie di problemi globali. Diventare troppo attenti alla produzione locale può semplificare eccessivamente i problemi strutturali che richiedono soluzioni globali e potrebbe distogliere l’attenzione dal tipo di pensiero astratto e radicale necessario per trovare queste soluzioni.

Le grandi popolazioni richiedono una serie di fonti di approvvigionamento per essere adeguatamente rifornite di cibo e beni di prima necessità. È facile immaginare che i villaggi rurali ottengano tutto ciò che serve in un raggio di 100km, ma è molto più difficile ottenerlo in città da 10 milioni di abitanti. Inoltre, i vantaggi della produzione locale devono essere valutati anche nei confronti dell’impatto distruttivo di un’eventuale diffusione agricola ed industriale in tutto il mondo. Sebbene il trasporto di merci sia dannoso, lo sarebbe ancora di più la costruzione di fattorie e fabbriche ovunque. La concentrazione industriale può avere anche i suoi vantaggi.

Il concetto di economia a km 0 è un utile esperimento mentale con il quale possiamo valutare le nostre attuali modalità di produzione e consumo. Ad esempio, dovremmo chiederci dove e quando sarebbe meglio acquistare localmente e quando sarebbe meglio scegliere prodotti che provengono da Paesi lontani.

Questo modello può anche dirci qualcosa sulla natura del neoliberismo globale, che è sbilanciato a favore del reperimento di beni e manodopera a basso costo, indipendentemente dal loro impatto ambientale, sociale o persino economico. Rendere tutto il più economico possibile può sembrare a prima vista una buona idea, ma in realtà fa solo abbassare i salari di tutti, mentre i pochi proprietari raccolgono i frutti del monopolio.

Un futuro a chilometro zero?

Un Futuro A Chilometro Zero?

Le comunità dovrebbero unirsi per decidere cosa dovremmo comprare localmente, perché dovremmo farlo e come dovremmo farlo. Solo istruendoci sulla natura complessa e sfruttatrice dei processi agricoli ed industriali contemporanei possiamo prendere decisioni informate e cercare di migliorare la situazione.

Per avere rilevanza, un concetto di economia a chilometro zero deve essere molto più del sogno della classe media di mangiare uova di galline allevate a terra nel campo vicino a casa. Piuttosto, dovrebbe essere un tentativo di ristrutturare le economie e le catene di fornitura in modo che lavorino a favore della maggior parte delle persone e nel rispetto dell’ambiente, piuttosto che puntare alla massimizzazione del profitto a tutti i costi.

Max Sargent
Max Sargent
Max scrive da oltre un decennio e negli ultimi anni si è dedicato al giornalismo sulla cannabis e la psichedelia. Scrivendo per aziende come Zamnesia, Royal Queen Seeds, Cannaconnection, Gorilla Seeds, MushMagic ed altre, ha acquisito ampia esperienza in questo settore.
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