Psichedelici classici, empatogeni e dissociativi possiedono ciascuno un peculiare corredo di effetti, che vanno da una calda euforia a vividi effetti visivi e sensazioni dissociative.
Gli umani sono stati affascinati dagli psichedelici da quella che sembra essere un'eternità. Da intensi viaggi introspettivi a visioni caleidoscopiche e profondi stati di euforia, parrebbe che non ci siano due esperienze uguali. Alcune di esse, però, sono più simili di quello che potreste pensare.
Riunite in una stanza gli psichedelici più popolari al mondo e troverete facilmente che hanno in comune fra loro alcune forti similitudini. Potrebbero non avere la stessa apparenza, ma molti di essi possiedono lo stesso corredo generale di effetti che li accomuna. Tracciando un profilo di tali effetti, possiamo assegnare queste sostanze a tre distinte categorie: psichedelici classici, empatogeni e dissociativi. Procederemo ora a dare una descrizione sintetica di ciascuno di questi gruppi, ne descriveremo gli effetti generali e ne analizzeremo in dettaglio alcuni ben noti elementi.
Gli psichedelici classici sono quelli a cui pensa la maggior parte delle persone quando sente il termine “psichedelico”. A livello scientifico sono noti come psichedelici serotoninergici, e malgrado questa definizione suoni meno familiare, dà però un'idea del loro modo di funzionare. Come avete forse indovinato, il termine deriva dall'azione degli psichedelici classici sul nostro sistema della serotonina. Molti esistono in natura (piante rampicanti, funghi e foglie), ma esistono anche alcune varianti sintetiche.
Molti psiconauti tendono a cominciare dagli psichedelici classici perché hanno una più morbida curva dose-risposta. L'esperienza in sé non è però sempre morbida, dato che alterazioni di percezione, umore ed esperienze sensoriali possono schizzare in alto a dosi più elevate.
L'uso degli psichedelici classici risalirebbe addirittura a 55 milioni di anni fa, almeno secondo la teoria delle “scimmie ebbre”. Terence McKenna, l'autore all'origine di questa teoria, formulò l'ipotesi che i funghi psilocibinici, fra i principali protagonisti della categoria degli psichedelici classici, abbiano svolto un ruolo cruciale nell'evoluzione umana. In altre parole, i funghetti magici avrebbero aiutato ad espandere le menti dei nostri antenati, influenzando il modo in cui ancora oggi pensiamo e sentiamo.
Da allora, le culture di tutto il mondo hanno continuato a mostrare una profonda fascinazione per il potere delle sostanze psichedeliche classiche. Anche se si sono diffusi al di là del loro contesto tradizionale e sono stati messi sotto il microscopio, sembra che ancora dobbiamo scoprire il pieno potenziale degli psichedelici classici.
Come abbiamo accennato, i serotoninergici sono accomunati dai loro effetti. Mentre nello specifico si differenziano fra loro per intensità, tipicamente gli psichedelici classici generano alterazioni nella percezione e nella memoria e nel modo in cui elaboriamo le informazioni.
Fra gli effetti comuni troviamo:
Dati questi effetti, è facile capire perché gli psichedelici classici non siano apprezzati soltanto da coloro che ricercano un'illuminazione, ma anche da chi desideri migliorare la propria creatività, produttività e socialità.
Sebbene gli psichedelici classici siano accomunati dai loro effetti, le esperienze individuali sono influenzate da una miriade di fattori. Ricordate, non esistono due trip identici ed è importante non sottovalutare l'influenza dei serotoninergici.
Non si dovrebbero mischiare fra loro psichedelici classici differenti o combinarli con altre sostanze come l'alcol. Se è la vostra prima volta, o se state provando qualcosa di nuovo, una persona che faccia da “trip sitter” è preziosissima. Valutate anche con grande attenzione quando e dove volete intraprendere il viaggio. Infine, ricordate che gli psichedelici classici influenzano pesantemente la percezione sensoriale e, di conseguenza, l'ambiente che vi circonda dovrebbe farvi sentire quanto più a vostro agio possibile.
In circolazione ne esistono tanti, ma questi sono gli psichedelici classici più comuni che potete trovare.
La mescalina è un alcaloide psichedelico che si trova tipicamente nella polpa dei cactus peyote, San Pedro e Torcia Peruviana. Originari di Messico e Sud America, hanno una lunga e ricca storia di consumo da parte dei nativi. Occorre un pochino di preparazione rispetto al loro stato grezzo, ma il risultato finale è un serotoninergico poderoso. Se la si prepara correttamente, gli effetti della mescalina durano tipicamente 8–12 ore. Fortunatamente, è facile da coltivare a partire da una talea e ne occorre appena una piccola quantità per dare vita ad un'esperienza potente.
Desiderate avventurarvi in un viaggio psichedelico, ma avete un'agenda fitta di impegni? Con la DMT (o N,N-dimetiltriptammina per gli appassionati di scienze) partirete e tornerete dal vostro viaggio prima ancora di esservene resi conto. Questa sostanza è un potente psichedelico classico prodotto in natura da diverse specie vegetali e disponibile anche in forma artificiale (sintetizzato in laboratorio). La DMT abbraccia tutti gli effetti psichedelici tipici e, alla giusta dose, provoca esperienze extracorporee. E la cosa migliore è che tutto si svolge e si conclude nell'arco di 10–20 minuti (a seconda del metodo di consumo)!
I funghi psilocibinici sono uno degli psichedelici classici conosciuti da più tempo e la loro storia abbraccia migliaia di anni e decine di culture. Per questa ragione, quando la maggior parte della gente pensa agli psichedelici, i funghetti magici sono solitamente la prima droga che viene in mente. Non c'è peraltro molto da stupirsi. Appena 1–2 grammi di Psilocybe cubensis essiccati sono sufficienti per indurre vivide alterazioni nella percezione visiva ed uditiva. Se pensate che crescono in tutto il mondo, la loro popolarità appare ancora più ovvia.
A differenza delle altre droghe serotoninergiche, l'LSD è esclusivamente sintetico, ossia viene prodotto artificialmente in laboratorio. Creato originariamente da Albert Hofmann (che in un primo momento non si rese conto di quello che aveva fatto), in seguito sarebbe entrato a far parte di una sperimentazione segreta della CIA sul controllo mentale, chiamata MKUltra. Anche se la storia potrebbe sembrare la trama di un film, l'LSD era ben reale e molto popolare. Salì alla ribalta negli anni ’60, apprezzato perché produceva intense sensazioni di euforia e vibranti allucinazioni visive. La droga viene di solito assunta oralmente e il trip dura circa 12 ore.
Rispetto agli psichedelici classici, gli empatogeni hanno effetti meno spettacolari. Le alterazioni visive e uditive sono molto più lievi, mentre vi è un accento maggiore sugli effetti emotivi e sociali.
Gli empatogeni hanno una forte reputazione come droghe da festa, soprattutto perché aumentano la socievolezza, la cordialità e, come il loro stesso nome suggerisce, l'empatia. Potreste trovare gli empatogeni designati anche come entactogeni. La differenza di denominazione serve semplicemente ad eliminare connotazioni negative associate alla radice greca “pathos”, che significa sofferenza.
La droga più comune nella categoria empatogeni è l'MDMA, e fra le altre troviamo MDA, MDEA e mefedrone. La 3,4-Metilenediossimetanfetamina (MDMA) fu sviluppata per la prima volta nel 1912, ma divenne parte importante della psicoterapia solo negli anni ’70 e raggiunse poi le strade negli anni ’80.
A livello chimico, gli empatogeni sono in qualche modo un ibrido, dotati di qualità sia stimolanti che psichedeliche. Data questa miscela di caratteristiche, gli empatogeni diventarono una scelta ovvia per la scena rave. Queste sostanze sono popolari in feste, festival e club, ma non sono meramente ricreative. Infatti, nel corso degli anni, molti studi hanno cercato di determinare il potenziale di sostanze come l'MDMA su vari disturbi psicologici.
Agli empatogeni occorre un certo tempo per fare effetto, ma quando questo si manifesta aspettatevi le seguenti sensazioni:
Gli effetti degli empatogeni cominciano dopo circa 30–50 minuti e raggiungono il picco dopo circa due ore.
La natura stimolante degli empatogeni comporta un aumento della traspirazione e ad essa si accompagna il rischio di disidratazione. Mischiare altre sostanze con gli empatogeni non è consigliato, specialmente l'alcol in quanto accentua la disidratazione. Anche se può sembrare allettante combinare gli empatogeni con altri psichedelici, è molto probabile che farlo vi catapulterà in un “bad trip”.
Di alcuni abbiamo già parlato, ma ecco in dettaglio gli empatogeni più noti.
L'MDMA è di gran lunga il membro più popolare della categoria degli empatogeni. La droga è nota anche come ecstasy, E, X o molly. L'ultimo termine si riferisce alla polvere cristallina pura, mentre i precedenti sono MDMA in forma di compressa. Qualunque sia il nome, gli effetti sono gli stessi: un'amplificata empatia. Sono queste intense sensazioni di simpatia, empatia e lieve distorsione visiva che rendono l'MDMA una scelta popolare fra i raver.
L'etilone fa parte di un gruppo di sostanze la cui struttura chimica imita quella del catinone, un alcaloide naturale presente nelle piante del genere Catha. Resta tuttavia abbastanza differente perché non gli vengano applicate le stesse restrizioni legali. L'etilone è un potente stimolante, che viene apprezzato perché provoca effetti simili a quelli del mefedrone (M-cat). È anche un membro relativamente nuovo della categoria degli empatogeni. Infatti, la sua creazione è tanto recente che vi è una evidente carenza di comprensione riguardo ai suoi effetti ed alla sua influenza a lungo termine, quindi fate attenzione!
Volete vivere un'esperienza extracorporea? Potrebbe essere tempo di esplorare il mondo dei dissociativi. Fra i tre forse quelli che incutono più soggezione, i dissociativi sono anche quelli cui è occorso più tempo per diventare popolari. Sì, sono psichedelici in senso lato, ma l'esperienza con loro è unica, a livello di come manipolano la percezione.
Prima di tutto, i dissociativi sono contraddistinti dall'intensa distorsione sensoriale che provocano. È comune, per chi ne consuma, sentirsi distaccati dalla realtà. Ma per quanto questo possa sembrare una cosa divertente, non prendetene gli effetti alla leggera. Quando diciamo distaccati dalla realtà, intendiamo dire l'ambiente circostante, la gente e perfino se stessi!
È dura ricostruire con esattezza la storia dei dissociativi, dato che questa categoria comprende una sfilza di sostanze, naturali e sintetiche. Sul versante artificiale, abbiamo droghe come ketamina, PCP e protossido di azoto. Tutte e tre hanno guadagnato popolarità a partire dalla metà degli anni ’90, ma non sono solo spasso e divertimento. Sia ketamina che PCP possono provocare a lungo termine numerosi problemi alla salute, per non parlare, in certi casi, di una totale morte dell'ego.
Quello che è forse il dissociativo naturale più conosciuto, la Salvia divinorum, ha un'intrigante storia presso gli sciamani mazatechi. Ancora oggi, questa pianta viene impiegata in cerimonie e rituali nelle foreste di Oaxaca, in Messico. Di fatto, l'interesse per la salvia è andato crescendo, con psiconauti di tutto il mondo desiderosi di sperimentare quella sensazione ultraterrena.
Come abbiamo sottolineato in precedenza, i dissociativi sono definiti da una profonda disconnessione con il mondo circostante. Gli effetti si manifestano tipicamente nei seguenti modi:
Ora, non prendete per oro colato l'ultima affermazione. Sebbene non siamo in grado di confermare né di smentire la comunicazione con entità ultraterrene, parlare con esseri divini è un'esperienza riportata comunemente da chi fa uso di dissociativi, in modo particolare di varianti naturali come la salvia.
In caso non fossimo stati già abbastanza espliciti, ribadiamo che i dissociativi sono per gli psiconauti più esperti. Niente vi impedisce di provarli se siete dei principianti, ma è probabile che ne sarete travolti. Come sempre, la chiave di ogni esperienza psichedelica edificante o coronata da successo è costituita da preparazione e organizzazione. Con sostanze così potenti come salvia o N₂O, preparare un'area sicura per il trip, e trovare una persona esperta che faccia da “trip sitter”, sono entrambi elementi cruciali.
Infine, i dissociativi sono già di per sé abbastanza potenti, quindi non dovrebbe esserci bisogno di specificare che è meglio non mischiarli con altre sostanze stupefacenti.
Esistono numerosi dissociativi ben noti e l'uno o l'altro di essi guadagnano o perdono popolarità sulla base della loro disponibilità e del loro particolare fascino.
La “Salvia dei divinatori”, Salvia dei veggenti, o Yerba de la Pastora è un dissociativo profondamente simbolico, dotato di un poderoso arsenale di effetti psichedelici. Ma il suo consumo è andato oltre i rituali spirituali ed è oggi diffusa in tutto il mondo. Potete triturare o masticare le foglie, fumarla o usare il succo delle foglie in tinture. Per quanto i metodi di consumo alterino la durata degli effetti e la loro intensità, il risultato non cambia: un profondo viaggio spirituale, chiamato a giusto titolo “regalo degli dei”.
L'N₂O, o protossido di azoto, si è fatto un nome come “gas esilarante”. Di uso comune in odontoiatria (che, ironicamente, di solito non è una faccenda da ridere), questo dissociativo provoca una forte euforia e la sensazione di fluttuare al di fuori del corpo. Ma nonostante la sua reputazione come droga ricreativa, l'N₂O resta un Farmaco Essenziale sotto mandato dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. L'N₂O non è tossico e, secondo numerose testimonianze, sembrerebbe relativamente sicuro da usare. Vi è tuttavia un rischio di danni derivante da un uso scorretto. Le bombolette di N₂O sono pressurizzate e il contatto della pelle o degli occhi col gas liquefatto può essere pericoloso.
La questione che la cannabis appartenga o meno alla categoria degli psichedelici è oggetto di accesi dibattiti. Gli studiosi affermano che gli psichedelici sono definiti dalla loro reazione biologica, ovvero il modo in cui si legano ai recettori nell'organismo umano. In tal caso, è facile separare cannabis e psichedelici poiché il meccanismo d'azione è diverso. Se però ne compariamo gli effetti, cannabis e psichedelici mostrano improvvisamente numerose similitudini. La marijuana è lontana dall'avere la stessa intensità, ma parecchi degli effetti più lievi (alterazioni della percezione visiva e uditiva, euforia, ed empatia) sono tipici dell'uso di cannabis.
La cannabis possiede il potenziale per alterare il modo in cui pensiamo e sentiamo e, per quanto non altrettanto profonda di quella degli psichedelici, resta comunque un'alterazione. Per ora, il fatto che la cannabis sia uno psichedelico resta oggetto di contestazione. Ma se siete interessati ad approfondire l'argomento, perché non dare un'occhiata alle nostre 10 Varietà di Cannabis Più Psichedeliche? Chissà che la vostra riflessione non sia d'aiuto a trovare finalmente una risposta definitiva.
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